Riportiamo integralmente l’intervista a Viviana Pes, presidente della Cooperativa Sociale Desacrè, giovane ed innovativa esperienza che coniuga i valori della sostenibilità sociale ed ambientale, pubblicata sul sito del progetto Netcoop (https://www.netcoop.it).

Netcoop è il network di Confcooperative Lavoro e Servizi  che mette in comunicazione le cooperative di Confcooperative Lavoro e Servizi con l’obiettivo di realizzare una rete semplice e funzionale che possa stimolare una maggiore conoscenza tra le associate incoraggiarne la digitalizzazione, l’utilizzo dei social network e favorire l’aggregazione tra cooperative.


Sartoria ecosostenibile, capacità di donare una seconda vita ai capi usati, la forma cooperativa come scrigno per un sogno da realizzare. Parla a Netcoop Viviana Pes, socia fondatrice insieme a Valentina Deriu di Desacré.

Design Sartoriale Creativo Ecosostenibile: facciamo uno spelling ”concettuale” per chi ci legge.

“Design, perché tutto parte da lì. Dai miei studi di design di moda a Firenze, che si sono concentrati nella realizzazione di accessori più che di abiti. Ogni nostro capo in Desacré parte da uno studio di design e da un progetto tecnico e sartoriale; questo perché si tratta di cucito, anche se realizziamo accessori. Un progetto creativo perché non ci facciamo limitare dai materiali disponibili al momento: noi abbiamo un processo creativo totalmente invertito, ovvero partiamo dalla materia prima e non dal progetto. Ecosostenibile è la nostra filosofia aziendale, infatti l’accento di Desacré è sulla e, perché tutti i nostri prodotti sono creati con materiali di riciclo a cui doniamo una seconda vita. Penso alle cinture di sicurezza delle automobili, che abbiamo iniziato a recuperare dallo sfasciacarrozze a Prato Sardo, nella zona industriale di Nuoro. Ora per fortuna quello sfasciacarrozze non ci basta più e abbiamo iniziato a recuperarle anche dalla zona di Olbia. Oltre a questo utilizziamo i banner in pvc dei cinema e dei musei o di privati che smaltiamo gratuitamente e riutilizziamo. Spesso realizziamo merchandising per aziende con i loro stessi materiali di scarto.”

Di grande interesse anche l’attività didattica, con i laboratori di ecosartoria: un modo per trasmettere l’importanza della sostenibilità e allo stesso tempo per insegnare un lavoro?

“Si, anzi dirò di più. In un momento come questo in cui la vendita ha subìto un grosso arresto a causa del Covid, il potere d’acquisto è molto diminuito; quindi la nostra cooperativa si sta concentrando principalmente sull’attività didattica e sul cosiddetto rapporto ‘1 a 1’. Pensando, ovviamente, ad un potenziale inserimento lavorativo di alcune delle nostre allieve”.

Un altro elemento di grande importanza, a quanto possiamo capire, è il ”refashion”: di cosa si tratta?

“Un’idea che abbiamo elaborato quando abbiamo aperto il nostro showroom, tre anni fa. Abbiamo notato che molte persone ci portavano vecchi capi, spinte dal fatto che noi ricicliamo anche le stoffe. Molti di questi capi però avevano una storia importante, potevano ancora dare tantissimo e quindi abbiamo deciso di risistemarli e renderli in chiave moderna. Dare loro una seconda vita”.

Chiudiamo con una domanda che coinvolge anche e non solo il modo di fare impresa: perché la forma cooperativa?

“La forma cooperativa nasce perché io e Valentina Deriu, socie fondatrici, ci siamo conosciute all’interno di un corso di ecosartoria organizzato dal Comune di Nuoro e poi portato avanti, come incubatore di impresa, dalla cooperativa sociale nuorese Lariso. Qui abbiamo ricevuto, per così dire, l’imprinting. Noi abbiamo conosciuto grazie a loro il mondo della cooperazione e abbiamo capito che per la nostra filosofia lavorativa era l’ideale, anche se è complessa da gestire. Il passo è stato molto grosso, ma ci piaceva a livello ideale l’essere alla pari, tutti uguali e poterci concentrare sull’inserimento lavorativo di categorie svantaggiate. Il sogno che stiamo realizzando”.